Umbria, terra di Santa Rita da Cascia, santa della rosa, della spina e dei casi impossibili

La vita di Santa Rita da Cascia

Santa Rita è una delle sante più conosciute e invocate non solo in Italia ma anche nel mondo. A Cascia, in Umbria, c’è il suo santuario che ogni anno vede migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte del globo per chiedere la grazia alla Santa dei casi impossibili. Rita, la santa degli Impossibili nacque a Roccaporena, un piccolo paese montano della Valnerina, a pochi km da Cascia. Già adolescente desiderava vestire l’abito monastico ma per volere dei genitori sposò Paolo di Ferdinando di Mancino, o Mancini, forse un ufficiale ghibellino dal carattere irruento e orgoglioso. Ciononostante Rita riuscì a calmare l’impulsività del marito, facendogli abbandonare le armi. Dalla loro unione nacquero due figli, Paolo Maria e Giangiacomo Antonio. Dopo pochi anni di matrimonio Paolo venne assassinato mentre rincasava di notte. Rita perdonò gli assassini e pregò Dio affinché i figli abbandonassero il desiderio di vendetta. Nel giro di poco i ragazzi morirono entrambi di malattia. Rimasta vedova e abbandonata dalla famiglia del marito, Rita trovò rifugio nella preghiera e all’età di 36 anni entrò nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena, a Cascia. La badessa del convento non vedeva Rita di buon occhio e la metteva molto spesso alla prova. Le fece annaffiare un arbusto di vite secco all’interno del chiostro ma dopo poco tempo l’arbusto si riprese e fece dei frutti. Oggi nello stesso chiostro del monastero cresce una vite risalente al XIX secolo, a testimonianza dei prodigi della Santa. Trascorse 40 anni in monastero dedicandosi alla preghiera, alla penitenza e al digiuno ma spese molto tempo anche con i poveri e i gli ammalati.

Gli accadimenti miracolosi nella vita di Rita da Cascia

La vita di Rita da Cascia, Santa degli Impossibili, è ricca di eventi prodigiosi. La stessa tradizione agiografica racconta che lei venne portata in volo da Sant’Agostino, San Giovanni Battista e da San Nicola da Tolentino, dallo “scoglio” di Roccaporena fino al monastero di Cascia.

Il miracolo della spina
Rita era estremamente devota alla Passione di Cristo, tanto da desiderare di condividerne i dolori. La sera del Venerdì Santo, mentre stava meditando davanti al Crocefisso, Rita sentì che una spina della corona gli si conficcava in fronte. Quella ferita costantemente aperta rimase sulla sua fronte per ultimi 15 anni della sua vita costringendola a non uscire dal monastero. Scomparve solo per il suo viaggio a Roma in occasione della beatificazione di San Nicola, ma si ripresentò una volta rientrata a Cascia.

Il miracolo della rosa
Trascorse 40 anni in monastero dedicandosi alla preghiera, alla penitenza e al digiuno ma spese molto tempo anche con i poveri e i gli ammalati. Poco prima di morire Rita chiese ad una cugina di recarsi all’orto della casa paterna per raccogliere una rosa e due fichi. La donna rimase interdetta, era pieno inverno, ma non poteva non esaudire il desiderio della parente morente. Si recò a Roccaporena e con suo sommo stupore vide una rosa sbocciata in mezzo alla neve. La raccolse e gliela portò in dono. La rosa diventò il simbolo di Rita: una donna riuscita a sbocciare nonostante le disgrazie che dovette affrontare, regalando il profumo di Cristo e far avvicinare a lui tanti cuori.

Beatificazione e canonizzazione di Margherita da Cascia

Quando morì si scorse uno sciame di api nere nel convento che tutt’oggi hanno dei nidi accanto all’albero della vite e persino le campane suonarono da sole e il profumo di rosa pervase il convento. Rita fu dichiarata beata nel 1627 da papa Urbano VII e canonizzata durante il Giubileo del 1900 da Leone XIII. Il suo corpo non è stato mai sepolto, è conservato in una teca di argento e cristallo all’interno della Basilica di Santa Rita da Cascia al cospetto dei tanti pellegrini che vengono a venerarla e pregarla.

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